L’editoriale di Settembre – IMPRESSIONI DI SETTEMBRE
Quante gocce di cultura intorno a me, cerco spazio ma non c’è, dorme ancora questa Italia o forse no, è sveglia, mi guarda… no so!
Piacendomi l’esercizio della parafrasi non ho resistito e chiedo venia ai fornai della premiata ditta Marconi.
Ce n’è di roba in giro, tanta, interessante e variegata, ma a fronte di cotanta produzione culturale il nostro beneamato italico stivale manca di spazi e quei pochi ancora esistenti vengono, quotidianamente, messi in discussione ed allora ci si arrabatta, si improvvisa, si cercano soluzioni a volte davvero improponibili.
Ho assistito, spettatore non pagante ma interessato, allo scambio di opinioni su una delle nostre chat, in relazione a quali e quanti spazi (davvero pochi) si abbiano a disposizione e tra le righe di quelle conversazioni whatsappiane (bello vero?)… aleggiava disperazione mista ad un eroico stoicismo da far invidia a Zenone di Cizio.
Produciamo, inventiamo, proponiamo sapendo perfettamente di correre il rischio di non poter dar casa alle nostre idee perché abbiamo il contenuto, ma manchiamo di contenitore.
A fronte di una semplice richiesta… “facciamo uno scambio” la quasi totalità risponde… “volentieri, ma non so dove ospitarti”…
A parte il fatto che “lo scambio” è davvero rischioso perché è come se io invitassi a cena gli amici e proponessi loro i piatti di uno chef che poco conosco con la conseguente possibilità di scontentare i commensali… ma tant’è che anche un semplice scambio diventa problematico perché, continuando la metafora, mancano piatti, sedie, bicchieri ed un tetto sulla testa.
Allora mi ritrovo a far desinare i miei ospiti in cortile, con per tetto un cielo di stelle (se non piove), agenti fono acustici non graditi (clacson, campane, motorini ed apecar, bambini vocianti sfuggiti al controllo genitoriale) e mi domando…. Perché?
Poi ci sono i fortunelli di turno (ed io mi annovero tra quelli) che hanno a disposizione strutture attrezzate ma devono combattere battaglie, a volte cruente, per poterle utilizzare, gratuitamente o meno, ed organizzano un sacco di opportunità, ma l’offerta è talmente ampia e variegata che, anche volendo, non si riesce ad accontentare se non una minima parte di chi propone.
Scopri, poi, che i posti a disposizione ci sarebbero anche, ma la cecità di amministratori ed ecclesiali poco avveduti preferisce tenerli vuoti perché la gestione costerebbe molto e non sarebbe cosa produttiva economicamente… ed allora ti assalgono gli dei dell’incazzo
Il compianto amico Luigi Lunari sosteneva, come dargli torto, che prima o poi si sarebbe dovuto dar vita ad una commistione tra professionismo e non, ad una gestione della cosa comune proprio per dare a tutti le medesime possibilità e poter risparmiare…. Caro Luigi sognatore voce che predica nel deserto… siamo nel “bel paese” e certe cose scontate da noi non lo sono affatto.
Offrire e fornire spazi alla cultura, al teatro, alla musica, alla letteratura è un investimento che gli altri paesi considerano benefico noi no… noi non lo comprendiamo, pur vivendo nel paese che ospita e offre casa al 65% del patrimonio mondiale culturale, siamo un popolo di Tafazzi.
Pochi anni fa ero a Strasburgo ed un amico del posto mi spiegò che la civica amministrazione per ogni euro investito in cultura ha avuto un ritorno di 500 €… ho chiesto la residenza e sono in trepida e verginale attesa.
Chiudo così come ho iniziato… “Cosa sono, adesso non lo, sono un teatrante in cerca di bel posto, … ma forse la cultura come chimera risorgerà e un giorno nuovo per tutti noi… arriverà!”
Forse!
Pinuccio Bellone



