UMANUM EST QUERI, TRANSIRE PRAETER CAVOUR DIABOLICUM EST

Scrivo queste righe con il tono di chi ha appena bevuto un buon caffè, anche due, e guarda il nostro caro teatro amatoriale con lo sguardo affettuoso di un vecchio zio che ama tutti i nipoti, anche quelli un po’ capricciosi.

Nessun intento polemico, per carità! Solo qualche riflessione, che spero non venga presa come verità assoluta, ma piuttosto come una chiacchierata tra amici dietro le quinte, mentre aspettiamo il nostro turno per entrare in scena (e nel frattempo sbirciamo chi c’è in platea, ovviamente).

Da qualche anno, cerchiamo di mandare avanti la baracca – pardon, la UILT Piemonte aps – con tutta la buona volontà e qualche pennellata di sano masochismo (perché dai, un po’ ci piace complicarci la vita). Alcune cose ci riescono bene, altre un po’ meno, alcune raccolgono applausi, altre mezzi sbadigli… Ma come diceva mia nonna (che non recitava, ma aveva una gran saggezza contadina): “chi fa, sbaglia. Chi non fa, si lamenta meglio.”

E qui veniamo al punto.

Perché una cosa è la critica costruttiva (benedetta sia, con tutti i suoi appunti scritti a penna rossa), un’altra è l’arte del lamento perpetuo, che ormai andrebbe iscritta al patrimonio immateriale del teatro amatoriale italiano. Una specie di monologo interiore che recita più o meno così e che, recentemente, si è ripresentato alla nostra attenzione:

“Io sono un genio incompreso…”, “I miei spettacoli sono troppo avanti per questo non vengono compresi…”, “Tanto scelgono sempre gli stessi…” , “Io il mio teatro non lo presto più a nessuno, perche se non mi fai entrare nel tuo, io non ti faccio entrare nel mio. Capito?”

Insomma: il concetto di spirito di gruppo pare essersi perso dietro le quinte, insieme a quei costumi di scena che non troviamo mai quando servono.

Eppure, per fortuna, ci sono Compagnie che collaborano, si mettono in gioco, prestano spazi, si scambiano idee, vanno a vedere gli spettacoli altrui senza portarsi dietro il taccuino del giudizio universale.

Teatranti che, prima di chiedere, si chiedono: “Cosa posso offrire?”. Ecco, loro sì che meritano una standing ovation.

Insomma anche in casa UILT ci sono quelli che arrivano con il pallone (leggi: lo spettacolo), ma se non si gioca secondo le loro regole, se lo riprendono, minacciando auto defenestrazioni borbottando:

“Se non mi selezionano, vuol dire che non capiscono il mio talento!”, “Non mi hanno messo in cartellone? Non capiscono nulla!”, “Non sono nella rassegna? È un complotto orchestrato da una lobby teatrale segreta!”

Manca solo che ci dicano: “È tutto un magna magna!”, e facciamo tombola.

E noi, nel frattempo, continuiamo a offrire occasioni, palcoscenici, momenti di incontro e confronto, proporre cose, organizzare eventi, incastrare date, fare miracoli con i calendari come se fossimo dei Tetris viventi. E se qualcuno pensa di poter fare meglio… prego, si accomodi! Lasciamo volentieri il nostro ruolo ma senza portare via il pallone, perché il gioco deve continuare.

Sia chiaro, da queste parti, dalle parti della UILT Piemonte aps, non si recita il “io sono io e voi non siete un c…”, (cit. Marchese del Grillo), non è nel nostro stile… semmai un bel “voi siete i benvenuti, sempre e comunque, ma risparmiateci, per cortesia la troppa scena… fuori scena. Le “prime donne” lasciamole altrove.”

E con questo passo e chiudo il mio piccolo siparietto colorato di riflessione.

Nessuna polemica, solo una constatazione accompagnata da una “cannavacciuola” pacca sulla spalla e un invito a prenderci un po’ meno sul serio e quando arriviamo nei pressi di Cavour prendiamo la circonvallazione invece di attraversarne il centro… perché il teatro amatoriale è fatto di gente vera, con cuori grandi e piedi (quasi sempre) ben piantati sul palcoscenico.

Buon giugno a tutti, e che il sipario si apra sempre… con un sorriso.

Pinuccio Bellone

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Autore della News

Cristina Viglietta

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