Alida VALLI

nome d’arte di Alida Maria Altenburger von Markenstein und Frauenberg (Pola, 31 maggio 1921 – Roma, 22 aprile 2006), è stata un’attrice italiana.

Nasce a Pola da madre istriana Silvia Obrekar, pianista, e da padre trentino, professore di filosofia e critico musicale con ascendenze aristocratiche, barone Gino Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, appartenente a nobile famiglia di origini tirolesi ma di sentimenti patriottici italiani. Frequenta i corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia ed esordisce giovanissima sul grande schermo, interpretando fin dall’inizio ruoli da protagonista e diventando ben presto l’attrice simbolo del cosiddetto “cinema dei telefoni bianchi”, lavorando in film come Manon Lescaut (1939) e Ore 9: lezione di chimica (1941). La sua versatilità la impone anche in ruoli drammatici quale quello di Luisa in Piccolo mondo antico di Mario Soldati (1941) che al Festival di Venezia le vale un premio speciale concesso dal conte Giuseppe Volpi di Misurata come miglior attrice italiana dell’anno. Nello stesso anno perde il proprio fidanzato Carlo Cugnasca, aviatore, caduto a Tobruk in Libia.
Nel 1942, però, i suoi film Noi vivi e Addio Kira! subiscono, su pressione di Mussolini, la censura fascista.
A differenza di molti propri colleghi, nell’autunno del 1943 la Valli, per non recitare in film di propaganda fascista, rifiuta di trasferirsi negli studi cinematografici del fascismo saloino (il “Cinevillaggio” di Venezia) e rimane a Roma dove si nasconde con l’aiuto delle amiche Leonor Fini e Luciana d’Avack.
Sempre nel 1943, Alida Valli porta a grande successo la canzone Ma l’amore no (di Galdieri – D’Anzi) tratta dal film Stasera niente di nuovo di Mario Mattoli, che divenne la canzone italiana di maggior successo e più trasmessa dall’EIAR nel corso dei due ultimi e più bui anni di guerra.
Nel 1944 sposa l’artista e compositore Oscar De Mejo, cugino di Leonor Fini, da cui avrà due figli: Carlo (anch’egli attore) e Larry (che seguirà invece le orme paterne diventando musicista jazz): dopo alcuni anni però i due divorziarono.
Nel 1947 la sua interpretazione di Eugenia Grandet nell’omonimo film di Mario Soldati le frutta un Nastro d’Argento come miglior attrice. Nello stesso anno si trasferisce a Hollywood su invito del produttore Selznick che vorrebbe farne la Ingrid Bergman italiana: durante il periodo hollywoodiano l’attrice userà lo pseudonimo Valli. Appartengono a questo periodo, tra gli altri, Il caso Paradine di Alfred Hitchcock, in cui recitò accanto a Gregory Peck e Il terzo uomo (1949) di Carol Reed, interpretato assieme ad Orson Welles.
L’attrice non sopporta le regole che le venivano imposte dal produttore che, come è noto, voleva sempre il controllo totale dei suoi attori, e ottiene la rescissione del contratto pur a prezzo di una notevole penale.
Nel 1951 torna finalmente in Italia e pochi anni dopo fornisce una delle sue migliori interpretazioni nel capolavoro di Luchino Visconti, Senso (1954). Nello stesso anno il suo nome viene associato al cosiddetto caso Montesi in quanto fidanzata di Piero Piccioni, il principale indiziato dell’epoca, poi pienamente scagionato come anche Maurizio d’Assia, figlio di Mafalda di Savoia (questo scandalo ispirò a Federico Fellini un episodio de La dolce vita). Decide così di allontanarsi dalle scene per tornare davanti alla macchina da presa solo nel 1957 diretta da Michelangelo Antonioni nel film Il grido.
La sua fama si consolida sotto la direzione di registi quali Gillo Pontecorvo (La grande strada azzurra del 1957), Franco Brusati (Il disordine del 1962), Pier Paolo Pasolini (Edipo re del 1967). Viene richiesta anche da registi stranieri molti dei quali francesi.
Negli anni settanta si dimostra un’attrice molto versatile, lavorando con Valerio Zurlini in La prima notte di quiete (1972) accanto ad Alain Delon, Mario Bava in Lisa e il diavolo (1972), Bernardo Bertolucci in La strategia del ragno (1970) e nel kolossal Novecento(1976). Con Giuseppe Bertolucci nel 1977 partecipa al primo film interpretato da Roberto Benigni, Berlinguer ti voglio bene; Dario Argento le affida due ruoli inquietanti in Suspiria (1977) ed in Inferno (1980). Sempre nel 1980 è protagonista nello sceneggiato televisivo L’eredità della priora di Anton Giulio Majano.
Riceve il Gamajun International Award nel 1990, il David di Donatello alla carriera nel 1991 (ne aveva già vinto uno nel 1982 come miglior attrice non protagonista per La caduta degli angeli ribelli di Marco Tullio Giordana) e il Leone d’Oro alla carriera al festival di Venezia nel 1997.
Trascorre gli ultimi anni di vita in condizioni di indigenza, al punto che le viene concesso il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli. Dopo la morte viene tumulata nel cimitero del Verano a Roma. Nel 2004, la Croazia decide di premiarla come grande artista croata, ma lei rifiuta il premio affermando: “Sono nata italiana e voglio morire italiana”.
Nel 2008 le viene intitolata una sala cinematografica – il cinema Valli appunto – nella sua città natale, Pola.
Nel 2010 e nel 2011 il Bif&st di Bari ha assegnato un Premio intitolato ad Alida Valli per la giovane attrice rivelazione (2009) e per la miglior attrice non protagonista tra i film del festival.

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